Perché temiamo tanto il giudizio degli altri? L’argomento è sicuramente molto affascinante e complesso; quindi cerco di riassumere qualche punto che potrebbe poi far riflettere 1) non si può piacere sempre e a tutti 2) tutti abbiamo l’abitudine di giudicare (ahimè) ma si può migliorare! 3) non essere il peggior giudice di te stesso 4) attenzione al senso di colpa e di vergona 5) non sei al centro del mondo (non tutti ti stanno osservando, vai seren*) Che fare quindi? Prima di tutto ricordandoci di essere tutti sulla stessa barca. Che le nostre ansie e paure sono le stesse provate dagli altri che in quel momento magari stiamo giudicando. La troppa esposizione sui social ad esempio condiziona parecchio soprattutto i giovani Fobia sociale: ecco come si chiama la paura di essere giudicati. Dovremmo tutti fare più attenzione sempre, cercando di nutrire una sana consapevolezza di noi stessi e dei nostri talenti per imparare a gestire queste emozioni e vivere più sereni. Se questo argomento ti risuona … a disposizione per leggere tuoi commenti o parlarne privatamente. * * * #patservadio_counselor #emozioni #consapevolezza #autostima #mindset #percorsidicrescita #quieora #counseling #accoglienza #followme #amorpriorio #fiducia #percorso #ascolto #motivazione #frasemotivazionale #gratitudine #relazionedaiuto #felicità #obiettivi #successo #instagood #determinazione #fregatene #crescita #gentilezza #donneinrinascita #armonia #mindfulness #coraggiodicambiare #nongiudizio #cambialatuavita #siitestesso #amore #fiduciainsestessi #autostima #cambiareèpossibile #donneincammino #empatia #ascolto #accoglienza #congruenza #amorproprio #fottitene
Forse varrebbe la pena di dire che il punto di vista non esiste … in effetti a parte la presunta provocazione di questa affermazione, credo si avvicini parecchio alla probabilità che anche la verità si aleatoria.
Si tratta dell’effetto Rashomon (*), un fenomeno provocato dalla soggettività nel quale le persone raccontano la stessa situazione in maniera differente. Tuttavia, questo non significa che una delle versioni sia falsa ma semplicemente che viene filtrata attraverso la percezione e la visione personale.
(*film diretto da Akira Kurosawa nel 1951 premiato con l’Oscar come miglior film straniero e vincitore del Premio della Critica di Venezia.)
Quindi le interpretazioni, le valutazioni sono soggettive, ossia determinate dal proprio punto di vista, secondo il proprio modo di pensare e di sentire.
Io sono una possibilista, l’assoluto da sempre non mi appartiene particolarmente.
Ho spesso lavorato sulle presunte convinzioni e sono convinta sia utile a tutti riflettere sulle false credenze (spesso scambiate per verità).
L’argomento è assai affascinante e interessane se vi fa piacere seguitemi o prendete un appuntamento per un primo colloquio gratuito.
IMPARIAMO A “GUARDARE” SENZA GIUDICARE PERCHE’ ognuno di noi ha il “suo ” paio di occhiali
Il silenzio è un grande assente della nostra quotidianità.
La comunicazione verbale ha ormai preso il predominio sulla dimensione dell’ascolto di sé stessi e degli altri, togliendo spazio ad altri tipi di linguaggio di cui siamo effettivamente capaci.
Pensiamo al linguaggio del tatto, al linguaggio dell’olfatto e sopratutto quello dello sguardo !
Il silenzio sottolinea le nostre sensibilità. Stando in silenzio non solo possiamo ascoltare con maggiore attenzione la parola dell’altro, e quindi “incontrarlo”,ma anche dar spazio all’altro di prendersi i suoi tempi per gestire parole,pensieri ed emozioni.
Indubbiamente oggi sempre più, notiamo comportamenti sociali “orientati” al rumore, all’ascoltare qualcosa per sfuggire il silenzio che spesso diventa pesante, ingombrante “rimandando” anche l’ascolto di sé.
Invece credo fermamente,che anche il SILENZIO ha la sua bellezza, e che fermarsi ad ascoltare il silenzio è un esercizio funzionale, utile oserei dire opportuno (da praticare con costanza)
Il silenzio ha un significato, anche durante i colloqui, il cliente può scegliere in qualche frangente di restare in silenzio e io in attento ascolto, come diceva il grande Paul Watzlawick e i teorici della comunicazione “non si può non comunicare”.
Nel tempo dedicato al colloquio vale anche il silenzio (eccome!)
Io amo il silenzio anche se difficile da ricercare, ma davvero utile e fondamentale.
E tu che rapporto hai con il silenzio? hai voglia di raccontarmelo qui sotto ? seguimi e a presto
Voglio che il primo augurio provenga dalla persona che c’è sempre prima di tutti, l’unica sulla quale voglio sempre contare, l’unica che “nonostante tutto” amo e stimo: me stessa.
Ogni anno che passa aumenta la gratitudine e il valore della vita, indubbiamente anche quest’ultimo anno è stato importante per alcune situazioni, emozioni, successi, nuovi obiettivi e traguardi raggiunti.
Devo dirmi grazie per la costanza, il coraggio, la passione, la sensibilità , la curiosità, la volontà di continuare a ricercare consapevolezza, equilibrio e risposte.
Grazie a chi è sempre vicino a me, chi si è avvicinato, chi mi ha ascoltato, chi mi ha aspettato, chi mi ha dato la possibilità d’imparare anche ferendomi, chi si è fidato di me, chi mi vuole bene e resta sempre e comunque.
Chi mi conosce bene sa che le lacrime si presentano facilmente nei miei occhi … e siccome sono felice la chiudo qui !
Chi di voi lo ha letto o lo conosce?? “Cosa significa kintsukuroi? Il Kintsukuroi è l’arte giapponese di aggiustare ciò che si è rotto. Ad esempio quando un pezzo di ceramica si rompe, i maestri artigiani del kintsukuroi ne raccolgono i frammenti e li saldano, riempiendo e crepe con l’oro. Rappresenta la metafora delle fratture, delle crisi e dei cambiamenti che l’individuo può trovarsi ad affrontare durante la vita. L’idea alla base è che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore.” Un libro che mi ha regalato una carissima amica tempo fa, che non avevo mai finito di leggere (ora sto recuperando “appassionatamente”) e settimana scorsa ne ho parlato con un’altra in tutt’altro contesto. Come sempre il caso non è un caso, e con quest’ultima spero presto di sviluppare dei progetti gustosissimi, di cui appena posso ….immagino in autunno vi parlerò! #Kintsukuroi#artegiapponese#metafora #consapevolezza #resilienza #autostima #creativity #libri #estate 2022 #autostima #mindset
Questa canzone parla della necessità di mostrare i propri limiti e di conoscere sé stessi per trovare la felicità: basta sentirsi degli eroi, basta far vedere agli altri di essere invincibili. La convinzione nel ribadire di non fermarsi all’apparenza, di tendere la mano per combattere insieme i lati oscuri di una società sempre più nascosta dietro a uno schermo o a delle maschere e delle convenzioni. Una società poco protesa verso il prossimo, che pian piano tende a dimenticare la verità dei rapporti e l’importanza di essere animali razionali=uomini=esseri umani. Mostrare il proprio volto più vero è sempre l’arma vincente. E ne sono assolutamente convinta anche io. Conoscere sé stessi, conoscere perché no anche le proprie debolezze e fragilità e farsele amiche. Dando il meglio di se stessi, nel rispetto degli altri, ma senza essere giudicato da nessuno.
LET IT BE (una delle frasi che ripeto sistematicamente)
Spesso siamo affannati, abbiamo troppe scadenze, vorremmo la bacchetta magica o le giornate di 30 ore per fare e sbrigare tutte le commissioni, gli impegni, le telefonate che ci siamo prefissati di portare a termine, ma come suggerisce il mitico maestro Shifu quando siamo agitati meglio fermarsi.
È nella calma che spesso troviamo le risposte, abbiamo davvero bisogno di imparare a
Riflettiamo sulla “diversità”. Affermare sé stessi all’interno della collettività non è facile, soprattutto quando le nostre differenze ci fanno sentire divers* e incompres*.
Spesso o forse sempre si attribuisce un valore negativo alla concezione di pecora nera, ma in realtà è un concetto da rivalutare quando si parla di costruzione dell’identità e di capacità di pensare in forma differente.
Sempre molto sfidante e complesso rompere gli equilibri e le regole della famiglia o in generale della società. L’uomo ha sempre avuto un forte bisogno di appartenenza, e sicuramente un periodo in cui ci si identifica totalmente con il gruppo è quello dell’adolescenza.
Ah l’adolescenza!!
Periodo delicato e complicato, un periodo dove si definisce la propria identità, una fase di transizione, dove il riconoscimento da parte del gruppo, della famiglia e la valutazione degli altri è fondamentale.
Ci si omologa spesso, per sentirsi parte, per sentirsi accettati, per essere in accordo con gli altri, ma il conformismo potrebbe essere un arma a doppio taglio.
Se da un lato l’identificazione con il gruppo ci aiuta dall’altra potrebbe capitare di perdere la propria identità e crearne una irreale, immaginaria con la quale non si è pienamente d’accordo.
Argomento affasciante secondo me e anche assai complesso.
È importante quindi sensibilizzare ed educare i ragazzi a non avere paura di esprimere sé stessi e di non accettare la dominazione del gruppo, e che non bisogna fare parte per forza di gruppi che non accettano chi siamo.
Non è facile esprimere la propria diversità, perciò è normale chiedersi come fare quando la pensiamo diversamente rispetto al gruppo …. aiutiamo i giovani ( e non solo!) a coltivare la propria meravigliosa UNICITA’.
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